lunedì 25 gennaio 2016

RECENSIONI: "ISTANTI DI VITA"

Con piacere vi faccio leggere la recensione scritta dal Dott. Luciano Domenighini inerente al mio ultimo libro: "Istanti di vita"


Raffaella C.B. Amoruso, "Istanti di vita" 
A metà strada fra la silloge poetica e la raccolta di aforismi, immersa nell'atmosfera percettiva del tempo trascorso e perduto e con la vocazione del diario intimo, è quest'opera riepilogativa del bagaglio di memorie del passato in una messa a fuoco del presente che ha l'aspetto della pausa meditativa, della sosta chiarificatrice e, in più punti, il carattere di un'apocalisse privata, del "redde rationem", dell'autocoscienza e del conseguente giudizio annunciato e atteso, predestinato e inevitabile.
Questa collana di riflessioni è calata in un clima psicologico sospeso,fermo, sull'ala di una sorta di "cupio dissolvi", percepito e cantato con languore più che con rassegnazione, con dolcezza più che con orrore. Il sereno e appagante autocompiacimento della ricapitolazione in luogo del terrore per una possibile capitolazione.
La struttura a prosimetro che contrassegnava le sue precedenti raccolte ora si coagula e si omologa in una prosa poetica politonale, sempre divisa in numeri, dove labile è il confine fra la prosa e la versificazione. Sono toccate le corde della rievocazione, della riflessione filosofica, ma compaiono anche il commento cronachistico e l'immediata e istantanea descrittività di paesaggi e di emozioni. Su tutto aleggia un ineludibile senso di constatazione, di lucida presa di coscienza che non di rado trapassa in un motteggiare perentorio, definitivo, talora sentenzioso talaltra oracolare.
Non mancano le espansioni sensuali, quella celebrazione entusiastica, quasi cerimoniale del piacere fisico che aveva caratterizzato le opere precedenti.
Nondimeno qui compaiono anche momenti di sgomentata "empasse", di disillusione quando non di delusione, di distacco e di ripensamento, manifestazioni di uno spleen nichilista, di un'ebbrezza dell'abisso, di un incontro con il nulla azzeratore seppure rigenerante, scenario psicologico questo che , in passato, la poesia della Amoruso aveva solo, per velate allusioni, lasciato intravedere.
Il N° 13, non per nulla titolato come "Riflessioni", fortemente meditativo e è tuttavia rivelatore dello spirito più genuino dell'artista, della sua attitudine, tutta femminile, di affiancare e far concordare gli opposti: dopo aver inanellato, in un lungo e lapidario asindeto, più di venti affermazioni categoriche, analitiche, normative e istruttive circa il senso da dare alla nostra esistenza, la poetessa, in un subitaneo empito emotivo, trapassando dalla distaccata sentenziosità a un tono confidente e gioioso, conclude inneggiando alla vita: "La nostra vita/ Unica, irripetibile, magnifica" 
Due brevi "numeri" poi fanno da chiave di volta e di lettura di tutta l'opera e , in un certo senso, ne rappresentano il motore. La bellissima quartina rimata al N° 17 (3,7,7,4)  
"Attratti
irreparabilmente
dal fascino sottile
della mente" 
dove l'avverbio che svolge per intero il terzo verso ("irreparabilmente") dà il senso e il colore alla srtofa e la terzina al N° 20 (3,8,5) diacronica e struggente definizione di libertà. 
"Con gli anni
ci si aggrappa alla libertà
che non basta mai"  
Subito dopo ( N° 21) la poetessa riafferma quello che un suo leitmotiv, ossia l'orgoglio dell'identità di genere ( "Sono orgogliosa di essere nata donna/ E femmina/.....") rivendicando al sesso femminile la prerogativa di un'intelligenza superiore del mondo.
Comprensione non solo e non tanto razionale ma, per così dire, "olistica" e comunque inoltrantesi in un'atmosfera extrarazionale, intuitiva e , infine, perché no?, anche prodigiosa.
D'altra parte Raffaella Amoruso non è insensibile al fascino e alle prospettive di questa dimensione indefinita e misteriosa così come non disdegna di calarsi nel suo cerimoniale assumendone un ruolo magico ( N° 27: "Farò pozioni/ di magie d'amore/....), N°30: "Tu Sciamano/ gestisci l'anima mia amata/....").
"Istanti di vita", in conclusione, pur restando sostanzialmente in linea con la sua produzione precedente, rappresenta un'ulteriore significativa tappa nella maturazione poetica di questa poliedrica artista.  
Luciano Domenighini
(gennaio 2016)


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